Brace Stakehouse, il ristorante dello chef Mehdi a S. Pietro Val Lemina, chiude. È lui stesso ad annunciarlo, esasperato per una situazione che si protrae da mesi e che venerdì 23 dicembre, a due giorni da Natale, a suo parere ha toccato il fondo.
Pochi minuti dopo le 22 due auto delle forze dell’ordine hanno parcheggiato fuori dal locale. «Ne sono scesi quattro agenti che sono entrati e hanno chiesto i documenti agli avventori».
L’11 dicembre un giudice del tribunale di Torino ha firmato un’ordinanza con la quale ordina al locale di sospendere la somministrazione di cibi e bevande dopo le 22. In pratica i clienti possono rimanere dentro, ma non possono mangiare né bere.
La storia va avanti da mesi e sembra che sia stata originata dalle rimostranze di un “vicino di casa”. «Prima si lamentava per il rumore della cella frigo. Allora l’abbiamo spenta. Poi è toccato alla cappa di aspirazione. Abbiamo investito, fatto dei lavori, risolto il problema. Poi la colpa era del dehor esterno: lo abbiamo tolto e abbiamo spostato qualche tavolino sul retro, dove non può dare fastidio. È comunque arrivata una denuncia». Il vicino lamentava il rumore causato dagli avventori del locale. Nei mesi scorse alcune perizie fonometriche hanno stabilito che effettivamente il rumore emesso dal locale superava di alcuni decibel il limite di legge. Così l’11 dicembre è arrivata l’ordinanza del giudice. «Da quel momento sono arrivati i controlli. Ieri sera gli agenti sono addirittura entrati e hanno controllato i documenti dei clienti. Persone di mezza età con i figli, gente per bene. Per me è troppo».
La decisione: Brace chiuderà e si sposterà a Casa Pautasso. Il locale “Mehdi a Casapautasso” chiuderà in attesa di spostarsi a Torino. «Mi dispiace molto per i soldi che ho investito e per il personale. Sono costretto a lasciare a casa cinque persone. Anche prima di ieri sera, questa situazione aveva portato a dimezzare il fatturato. Ho aperto questo locale due anni e mezzo fa, a 30 anni, quando avevo l’opportunità di andare all’estero. Ho assunto un gruppo di ragazzi under 24. L’ho fatto perché voglio crescere in Italia e fare impresa in Italia. Ma a questo punto non so più che cosa fare».
La sindaca Anna Balangero è dispiaciuta per l’accaduto. «Sono molto rammaricata - commenta - abbiamo pochi locali in paese e perderne uno è una grave perdita. Gli impianti sportivi perderanno un servizio importante. Non posso commentare la decisione del giudice, la legge è legge. Posso solo dire che non ho una sola rimostranza da fare nei confronti del locale».
Foto Dario Costantino