Pinerolo: il Polo Ecologico Acea vent'anni fa anticipava la transizione ecologica

18/12/2023 - 13:36

Si è svolta questa mattina a Pinerolo la cerimonia per celebrare i vent'anni dall'entrata in funzione del Polo ecologico Acea ed in particolare del sistema anaerobico del trattamento della frazione dell'umido. Impianto che ha permesso in questi anni di produrre 103.000 tonnellate di compost, milioni di metricubi di biometano e biogas, ma soprattutto  è stato esempio di economia circolare in tutto il mondo come ha sottolineato l'amministratore delegato di Acea, Francesco Carcioffo: «Il Polo Ecologico Integrato di Acea Pinerolese è un modello capace di essere, oggi, a distanza di 20 anni, nuovamente pioniere con innovazioni che contribuiranno a scrivere nuove pagine di economia circolare. Un impianto osservato e preso a modello in tutto il mondo, quale eccellenza di economia circolare ed efficiente valorizzazione del rifiuto organico in risorse rinnovabili». Soprattutto ha impedito la dispersine di Co2 nell'atmosfera e impedito che la compnente umida dei rifiuti finisse in discarisco con grave rischio per le falde acquifere.

Per l'occasione questa mattina al Polo Acea si è svolto un convegno sulle prospettive del trattamento dei rifiuti e sulla necessità di limitarne innanzi tutto la produzione. Oltre ai vertici di Acea Spa, il presidente Andrea Chiabrando e l'ad Francesco Carcioffo,al convegno sono intervenuti: per il Consorzio Acea il presidente e sindaco di Pinerolo Luca Salvai; Andrea Tronzano assessore regionale Attività produttive; il vescovo mons. Derio Olivero; Guido Saracco, rettore Politecnico di Torino; Stefano Ciafani, presidente Legambiente; Stefania Crotta, direttore settore Ambiente, Energia della Regione; Massimiliano Antonini di Hysytech; modera Daniele Bessone.

Una storia ventennale quelle de Polo ecologico Acea che vale la pena di ripercorrere.

Dalla Svezia al Verde Sacchetto pinerolese


Mutuato da un impianto svedese fu completamente rivisto dai tecnici di Acea guidati dall'ing. Dal Col (oggi in pensione), tanto da poterlo brevettare dopo due anni di lavoro. A credere nella bontà del sistema in primis fu l'attuale amministratore delegato di Acea Spa Francesco Carcioffo, che trovò appoggio nell'allora presidente di Acea, Franco Santiano.
A dirigere le operazioni dal punto di vista logistico il giovane dirigente del settore rifiuti Marco Avondetto (oggi non più in azienda), che diede il via all'operazione "Verde sacchetto". Si trattò di una vasta campagna di informazione diretta ai cittadini (in un bacino di 150.000 abitanti e 47 Comuni) per convincerli a dividere l'umido dalla componente secca utilizzando i famosi sacchetti verdi biodegradabili, per poi buttarli negli appositi cassonetti (oggi automatizzati). Non solo. C'erano da convincere gli scettici dirigenti dell'Ato rifiuti regionale e provinciale, tra cui il cumianese Paolo Foietta (poi passato ad occuparsi di Tav), quel Foietta che proprio in questi giorni è tornato ad occuparsi di rifiuti in qualità di presidente della nuova Ato unica regionale, ma questo è un altro discorso.
 

La rivoluzione anaerobica


Cosa c'era di rivoluzionario nell'impianto Acea? Il sistema permetteva di lavorare la parte umida dei rifiuti (ortaggi e quant'altro), la più pesante e la più costosa da smaltire: se conferita in discarica crea percolato pericoloso per le falde acquifere, oppure è responsabile di gravi problemi di inquinamento dell'aria in termini di CO2 disperso (biometano) e di puzza se trattato con i sistemi aerobici, ovvero all'aria aperta. Con questo metodo (anaerobico) invece si sfrutta il lavoro dei microrganismi in grado di vivere in assenza di ossigeno e alte temperature, ovvero all'interno dei due silos che ancora oggi svettano nel Polo ecologico di Riva alle porte di Pinerolo, a cui nel 2023 se n'è aggiunto un terzo.
Nei silos in questi vent'anni sono state prodotte tonnellate e tonnellate di compost certificato, ovvero fertilizzante. Inoltre dall'impianto si ricava biometano per il funzionamento dell'azienda e, opportunamente trattato, da introdurre nel circuito di distribuzione per il consumo domestico.
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l Cdr e il termovalorizzatore


Non è stato sempre tutto rose e fiori, anche se l'impianto ancora oggi, a due decenni di distanza, è un esempio studiato a livello internazionale (è recente la visita di una delegazione di tecnici egiziani).
L'avvio del sistema non fu una passeggiata sia dal punto di vista tecnico ma anche politico. All'orizzonte si prospettava la realizzazione del termovalorizzatore del Gerbido, che poi effettivamente fu portato a termine sotto la direzione tecnico-politica di Paolo Foietta. Il sistema Acea nella sua prima versione, se riprodotto in scala, avrebbe potuto cozzare con quella strategia. Infatti inizialmente era prevista la lavorazione non solo dell'umido, ma anche della parte secca dei rifiuti che sarebbe dovuta diventare un combustibile (allora chiamato Cdr), da bruciare negli inceneritori per elevare la temperatura senza ricorrere al costoso gas. Si disse che trasportare verso i termovalorizzatori il Cdr sui camion sarebbe stato inquinante... oggi assistiamo al viavai di bilici di rifiuti non trattati verso il Gerbido senza che nessuno abbia da obiettare. Fatto sta che questa lavorazione fu abbandonata. A distanza di anni Acea, dopo aver chiuso la discarica, oggi utilizza l'inceneritore per smaltire la parte secca e gli scarti dell'umido (i sacchetti non biodegradabili). L'Acea come sempre pragmatica nel fare politiche industriali e finanziarie, ha inoltre acquistato quote della società gestore dell'impianto, ricavandone importanti introiti dalla divisione degli utili.

Vent'anni di ricerca e di avanguardia tecnologica


Venti lunghi anni sono dunque trascorsi durante i quali conciliare legislazioni regionali e nazionali continuamente modificate, sistema di raccolta, tariffe, concorrenza privata con il conto economico, non è sempre stato scontato. Fatto sta che oggi l'impianto resta un tassello importante della filiera del riciclo e dell'economia circolare a livello metropolitano (a Pinerolo viene trattato l'umido raccolto da Amiat a Torino) e un modello studiato in varie sedi internazionali. Inoltre si pone per il futuro come centro di ricerca sui combustibili alternativi in collaborazione con il Politecnico. L'Europa oggi al riciclo preferisce le politiche di rifiuti zero, ma questo riguarda soprattutto gli imballaggi e il futuro dell'inceneritore.
Commenta l'ad Carcioffo: «Penso che dopo vent'anni il bilancio di quello che per alcuni era un azzardo sia positivo, possiamo dire che siamo stati dei precursori della transizione energetica, a nostro modo naturalmente, ovvero attenti alla sostenibilità economica delle innovazioni ambientali».