L’intervento dell’eurodeputato del Gruppo Lega – Identità e Democrazia sulle scelte di Bruxelles
Le politiche europee esistono solo grazie alla Cina. E questo è un grosso problema.
Ursula Von der Leyen ed Emmanuel Macron hanno certificato la vacuità della politica estera europea. Con la visita che si è tenuta il 6 aprile in Cina, la presenza di Macron, pensata inizialmente per rafforzare la posizione dell’Unione europea in politica estera, non ha fatto che manifestare tutta la fragilità e l’incoerenza della stessa.
Infatti, proprio l’approvvigionamento di materie prime, indispensabili per la realizzazione delle politiche green e la cui totalità viene gestita da un solo fornitore, trova il proprio limite nella Cina stessa, primo inquinatore mondiale. L’ennesimo controsenso della macchina burocratica europea!
Mentre da un lato la Commissione europea ha chiesto indulgenza nei confronti della Cina per ciò che riguarda l’approvvigionamento delle materie prime, sapendo che senza queste la transizione non può avvenire, dall’altro ci affianchiamo ad alleati come gli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, con cui affrontiamo molte delle sfide globali e che si differenziano dai regimi autocratici come Russia e Cina.
Non può esistere una terza via e non ci può essere autonomia strategica: l’Ue deve decidere con chi schierarsi chiaramente e senza dubbio deve scegliere gli alleati occidentali, perché la Cina è la più grande sfida geopolitica che oggi l’Occidente si trovi ad affrontare, non possiamo pensare di fronteggiarla differenziandoci da alleati che hanno interessi comuni ai nostri e che hanno dimostrato di tenere a quei valori importanti.
Andare in Cina a confermare l’approvvigionamento di materie prime significa consegnare in toto l’autonomia commerciale europea al mercato cinese. Infatti, il "Green Deal europeo", per rendere l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, e il pacchetto "Fit for 55", con le attuali politiche “verdi” europee, rischiano di causare una dipendenza del nostro continente da catene di Paesi terzi, in primo luogo la Cina che controlla più del 90% della disponibilità delle terre rare e delle scorte di rame e il 77 % del comparto mondiale dei pannelli solari, oltre al monopolio del mercato del litio.
Tutto ciò rende la politica europea non sostenibile: né dal punto di vista strategico, né dal punto di vista della stabilità finanziaria delle politiche di valore, né dal punto di vista ambientale, soprattutto perché avviare le miniere di queste materie avrà un impatto devastante sull’ambiente.
Come Lega - Gruppo Identità e Democrazia al parlamento europeo abbiamo presentato un’interrogazione alla Commissione, per chiedere se intenda effettuare uno studio d'impatto sull'approvvigionamento delle materie prime critiche, in particolare controllate dalla Cina, per evitare una dipendenza e un'esposizione della nostra capacità produttiva, e se ritenga che il rifornimento delle materie prime necessarie alla transizione "green" debba essere considerato essenziale ai fini della sicurezza strategica dell'Unione.
L’Europa deve capire come approcciare Pechino, quanto sta facendo Bruxelles non è sufficiente e le sue scelte non ci permetteranno concretamente di essere indipendenti dalla Cina.
Alessandro Panza
(europarlamentare del Gruppo Lega – Identità e Democrazia)