I libri vanno trattati con i guanti, come faceva la governante del romanzo Auto da fè... Come si chiamava? «Siamo partiti da quel concetto, trattare i libri con i guanti. Quelli da cucina però. I libri sono qualcosa che fa parte della nostra quotidianità, non gli si deve quel sacro rispetto». La mette così Davide Ferraris, mentre racconta la vera storia del nome della libreria Therese che ha fondato sedici anni fa. E dire che quel nome avrebbe potuto essere Gertrude.
È la seconda tappa delle "Librerie di Comunità" dell'Eco EXTRA, in edicola oggi con L'Eco del Chisone. Difficile pensare a una libreria più legata al suo borgo di questa. Anzi, proprio del provare a crescere insieme alla sua comunità Therese ha fatto una vocazione e un modello di business. In modi che possono succedere solo lì e che non trovi qui, ma solo sull'Eco Extra in edicola questa settimana. Una lunga storia fatta di voglia di divertirsi e di buone pratiche, nel modo di intendere il ruolo di commercianti e la cultura, e anche l'impegno civico.
IL QUARTIERE VANCHIGLIETTA DI TORINO
Delimitato dal Lungo Po Cairoli, da corso Regina Margherita verso il centro città e dalla Dora verso Corso Rossini, Vanchiglietta è un borgo con una forte identità, una storia legata all'industria e alla Resistenza. Nel borgo c'era la carrozzeria dove si producevano le corazze Farina, vere e proprie armature per le Compagnie della morte del regio esercito nella Prima Guerra Mondiale. Adesso al suo posto c'è la scuola di musica. C'era pure l'opificio militare, obiettivo partigiano che fece di Vanchiglietta la porta d'ingresso della Liberazione a Torino.
Guai a chiamarlo quartiere, è un borgo, e assolutamente mai chiamarlo Vanchiglia: «Quando sono arrivato sedici anni fa è una delle prime cose che mi hanno detto», ricorda Davide Ferraris. Il libraio fondò la sua Therese in corso Belgio dove prima c'era una tabaccheria.
Un volo d'uccello con Google Heart ci offre un colpo d'occhio del quartiere.
Era il Borg dël Fum, quello delle fabbriche. C'era pure la Schiapparelli, industria farmaceutica della Borocillina. Nella Donna della Domenica di Comencini si dice che corso Belgio è il più brutto corso di Torino. «E ha ragione», scherza Sara Lanfranco, socia nella libreria, ricordando quell'aneddoto. In realtà si vede subito che i due soci e le due collaboratrici, tutti e quattro provenienti di altri quartieri, sono follemente innamorati sia del borgo che della libreria.
DOVE NASCONO LE STORIE
A due passi da Therese c'è via Fontanesi, ricordata per un assissinio divenuto celebre. L'autore lo firmò Diabolich in una enimgmatica lettera inviata alla redazione della Stampa, nella quale lasciava indizi e depistaggi. Da quel delitto, le sorelle Angela e Luciana Giussani presero spunto per il loro fumetto Diabolik.
Poco più avanti su corso Belgio c'è il cinema Fratelli Marx, oggi cuore pulsante della comunità. È lì che vanno al cinema le persone del posto. Tutti si preoccuparono parecchio fu chiuso per pandemia. È un luogo rinato negli ultimi anni per l''iniziativa di Gaetano Renda, dopo una storia tempestosa: nato come normale cinema, ha attraversato come tutti la crisi scatenata dall'incendio in un altra sala torinese, quella dello Statuto (1983, 64 persone morte), sopravvissuto per un po' come cinema di seconda visione e infine cinema porno fino all'interruzione dell'attività. L'insegna oggi dice "Cinema, bar, libri" e i libri sono quelli di Therese.
La storia della libreria Therese, di comunità per vocazione, non finisce certo qui, anzi è appena cominciata. La trovi tutta su L'Eco EXTRA in edicola e in abbonamento, anche digitale.