Nel 2022 il turismo piemontese è finalmente riuscito a lasciarsi la pandemia alle spalle. Nel complesso la crescita è contenuta: +3,3 percento di visitatori (arrivi) e +0,09 percento di pernottamenti (presenze). Ma questi numeri nascondono differenze molto evidenti tra i vari “settori di prodotto” e le aree del Piemonte.
I dati del 2022 sono stati presentati la settimana scorsa dall’Osservatorio Turistico della Regione Piemonte. A trainare la ripresa è stata la crescita dei visitatori stranieri, le cui presenze crescono dell’11 percento rispetto al 2019, mentre i movimenti turistici italiani restano al di sotto dei valori di tre anni fa. Probabilmente, ha spiegato Cristina Bergonzo, responsabile dell'Osservatorio Turistico Regionale, una reazione a due anni di turismo di prossimità in seguito ai quali i piemontesi hanno preferito altre destinazioni. La ripartizione dei pernottamenti è quasi pari tra provenienza dall’Italia (51%) e dall’estero (49%), con la Germania in testa.
«I numeri e i turisti - commenta il presidente della Regione Alberto Cirio - sono una prova di ciò che si è fatto. Se le cose funzionano significa che hai lavorato bene». E nel 2022 i numeri dicono che il sistema turismo nel suo complesso ha funzionato. Con alcune differenze.
Il recupero turistico è stato guidato in particolare dall’ATL “Distretto dei laghi” che comprende i laghi Maggiore, d’Orta, di Mergozzo e le valli dell’Ossola, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Rispetto al 2019 il Distretto dei Laghi registra oltre 500 mila presenze in più (+14%). Bene anche le Langhe, Roero e Monferrato ma con numeri più contenuti: 200 mila presenze in più, pari al 17 percento.
Com'è andata nel Pinerolese
Nelle Atl di Torino e provincia e di Cuneo i numeri sono ancora ben al di sotto del 2019, e la causa principale è il comparto sciistico, il prodotto turistico che viene chiamato “Montagna invernale”.
Infatti la stagione invernale 2021/2022 è stata caratterizzata da scarso innevamento, con precipitazioni scarse a partire da novembre 2021, e dalle ultime restrizioni legate al contenimento del Covid. Anche la stagione 2022/2023 è iniziata con poca neve, ma poi si è ripresa a inverno inoltrato.
Guardando l’andamento mensile della montagna piemontese, tra gennaio e giugno i pernottamenti sono stati inferiori tra il 20 e il 50 percento rispetto al 2019; anche tra luglio e ottobre le presenze sono state meno, ma con differenze meno evidenti; a novembre 2022 -45% rispetto a tre anni prima, a dicembre -27%. Tra luglio e ottobre il numero di visitatori ha superato quello del 2019, ma con soggiorni più brevi: in media 2,8 notti per visitatore contro le 3,56 di tre anni prima.
In conclusione, a essere penalizzate sono le aree particolarmente vocate al turismo montano invernale come il Cuneese (Langhe escluse) e il Pinerolese.
Turismo invernale: la stagione della ripresa
A Pinerolo e valli insomma per vedere numeri superiori a quelli pre-pandemia occorrerà aspettare ancora un anno.
Complessivamente il comparto “montagna” nel 2022 ha registrato il 23 percento di pernottamenti in meno rispetto al 2019. I numeri di Sestriere (nella tabella a fianco) non sono molto distanti e scontano uno squilibrio nell’offerta turistica invernale rispetto a quella estiva. «Il 2022 - spiega Massimo Bonetti, presidente del consorzio turistico Via Lattea - è stato un anno di prenotazioni all’ultimo momento e di vacanze “mordi e fuggi”. Ma in questo momento abbiamo un piano di occupazione delle strutture del 95 percento e per il 2023 tutti gli indici sono positivi. La stagione 2019/2020, prima della chiusura dell’8 marzo per la pandemia, era stata una stagione record. Quella in corso non è particolarmente nevosa ma sarà la stagione della rinascita. Se arriveranno i 3 o 4 giorni di neve previsti potremmo sfiorare i numeri delle stagioni record pre-Covid».
Numeri: l'offerta ricettiva fa la differenza
Nella tabella abbiamo inserito i dati piemontesi e il totale degli 87 Comuni dell'area dell'Eco del Chisone (solo dei Comuni con almeno 5 strutture ricettive: per quelli con meno di 5 strutture non vengono forniti i dati per questioni di privacy), insieme ad alcuni centri significativi per la loro vocazione turistica o per le differenze evidenti con il 2019. I turisti considerati a questo scopo solo quelli che si fermano almeno una notte. Spesso a livello locale movimenti anche molto importanti sono dovuti a singole scelte. E i numeri in alto dimostrano come le grandi strutture turistiche abbiano un impatto fondamentale per l'attrazione dei visitatori. Sia per la capienza ricettiva che per una politica pubblicitaria attiva.
I dati di Pragelato ad esempio sono ben più negativi rispetto al -28 per cento di Sestriere o al -23 della montagna piemontese. La perdita di pernottamenti è dovuta alla chiusura per lavori del Club Mediterranee (riaperto nella stagione in corso), che in un solo anno ha "bruciato" circa 60mila pernottamenti.
A Cumiana lo straordinario balzo in avanti è tutto dovuto all'apertura, nel 2021, del glamping del giardino zoologico Zoom che conta oltre 100 posti letto. «Nel 2022 - spiega l'amministratore delegato Umberto Maccario - abbiamo avuto un tasso di occupazione del 99 per cento e siamo passati dai 260mila visitatori del 2019 a 535mila. Questo fa di noi il primo bioparco d'Italia, il quinto parco a tema», in una classifica in cui compaiono giganti come Gardaland e l'Acquario di Genova. «Nel 2022 abbiamo ospitato 17mila pernottamenti e ne abbiamo mappati altri 23mila nelle strutture della zona con cui abbiamo convenzioni». Il nuovo complesso ricettivo ha anche portato al raddoppio dei dipendenti, che tra fissi e stagionali oggi sono 280, con un aumento del 20% dei lavoratori fissi.
A Barge, Comune non turistico, la maggior parte dei pernotti è dovuta a viaggi di lavoro della ITT. Il calo registrato nel 2022 potrebbe essere spiegabile con il fatto che l'azienda, solo nell'ultimo trimestre dell'anno, ha ripreso con le visite di clienti e fornitori dal vivo, e solo al 50 per cento rispetto ai livelli pre-pandemia.
Ci sono anche ragioni più "prosaiche". In alcuni Comuni, soprattutto i piccoli, incrementi molto pronunciati possono essere dovuti all’introduzione della tassa di soggiorno. Non tutte le strutture rispettano alla lettera l'obbligo di trasmettere i dati dei pernottamenti, ma l’introduzione della tassa, una somma pagata al Comune per ogni notte trascorsa in un albergo del paese, spinge le Amministrazioni locali a "insistere" sulla trasmissione puntuale. E alla fine dell'anno confrontando il bilancio comunale e i dati dell'Osservatorio del turismo è subito evidente in quali Comuni si nascondano i "furbetti".
A Pinerolo i 38mila pernottamenti in più equivalgono a poco più di 100 al mese, che per i suoi 450 posti letto non sono molti. Senza forzature potrebbero essere spiegati con una politica più attiva da parte di alcune strutture e con l'emersione di "affitti brevi" (Airbnb) che fino a qualche anno fa non venivano registrati.
Infine Usseaux, un caso difficile da spiegare. «Anche prima della pandemia - dice il sindaco Andrea Ferretti - non ci siamo mai spiegati l'altissimo numero di presenze registrate. Nel 2022 abbiamo introdotto la tassa di soggiorno, per cui alla fine di quest'anno potremo avere un quadro più preciso».
Articolo pubblicato sull'edizione del 22 febbraio 2023