Da oggi, il 30 giugno, chiunque rifiuterà un pagamento con bancomat o carta di credito potrà essere multato. Trenta euro più il quattro percento della transazione. E non ci sono limiti di importo: si potrà pagare con la carta anche un caffè o un kg di pesche al mercato. Di tempo per attrezzarsi ce n’è stato in abbondanza: l’obbligo di accettare pagamenti elettronici è entrato in vigore nel 2014, ma ci sono voluti otto anni e cinque presidenti del Consiglio per vedere l’effettiva applicazione.
L’obbligo tocca tutti coloro che fanno vendita di beni o servizi, sia in sede fissa che ambulante. Compresi i piccoli artigiani (idraulici, elettricisti, ecc…), i coltivatori diretti, i professionisti (avvocati, commercialisti, ecc…). I pochissimi esclusi sono tabaccai e distributori di carburante, che incassano e riversano imposte statali, e professionisti che lavorano in studi associati, poiché fatturano al titolare dell’impresa e non hanno rapporti diretti con i clienti.
L’impressione è che siano rimasti in pochi i “refrattari” dei pagamenti elettronici. «Non adeguarsi è da folli» commentava qualche tempo fa Pierpaolo Peiretti, rappresentante pinerolese dell’associazione del commercio ambulante Goia. «Non accettare carte e bancomat significa restare indietro. Se non ci adeguiamo non possiamo lamentarci di perdere clientela rispetto al commercio in sede fissa». Resta però il nodo delle commissioni: chi accetta una transizione elettronica di un euro arriva a pagare anche il 20 percento dell’importo al gestore del servizio. E le soluzioni tecnologiche non sempre aiutano. Ad esempio i pagamenti tramite App (Satispay, Apple Pay, ecc…) che prevedono commissioni bassissime o inesistenti, non vengono contemplate dalla legge italiana, che riguarda esplicitamente le carte di credito e di debito.
Ora però tocca mettere in pratica quello che per il momento esiste solo sulla carta. L’applicazione a tappeto delle sanzioni dovrebbe migliorare la tracciabilità dei pagamenti nell’ottica di una lotta più efficace all’evasione fiscale. Ma chi sarà a sanzionare? Dovrà essere il cliente a “denunciare” il venditore, facendo una segnalazione e aspettando l’intervento delle forze dell’ordine, e perdendo un bel po’ di tempo.
C’è poi un’esenzione “tecnica”: «L’obbligo - recita la legge - non trova applicazione nei casi di oggettiva impossibilità tecnica». Se “non c’è linea” insomma salta l’obbligo. A parte i casi limite, come la vendita dei formaggi in alpeggio, ma chi sarà a verificare come stanno effettivamente le cose? «In questi anni - ci dice Pierpaolo Peiretti - ho visto qualche cliente fare scenate con il commerciante. Per fortuna sono casi rarissimi, ma ci sono». Si rischia insomma che i cambiamenti non siano così evidenti almeno nell’immediato.