"Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede”, scriveva più di 70 anni fa Giovannino Guareschi, il creatore di Peppone e Don Camillo. Per ragioni anagrafiche non aveva però ancora fatto i conti con le moderne fotocamere, piazzate sui telefonini, che oggi ci seguono in ogni istante della vita. Domenica mattina, in un seggio della scuola Marco Polo (quartiere Coop/Castello), una signora deve aver pensato all’importanza del momento e immortalato il voto e la preferenza sulla scheda elettorale.
Nonostante le sezioni avessero aperto solo da pochi minuti (il fatto è avvenuto intorno alle 7.10), il click è risuonato forte e chiaro nell’aula e alla presidente di seggio non è restato altro che avvertire i baschi verdi della Guardia di Finanza in servizio all’ingresso principale. In qualità di forza pubblica, i militari hanno provveduto al sequestro di smartphone e scheda elettorale consegnandole ai Carabinieri. Fotografare il voto nella scheda elettorale costituisce reato, si rischia il carcere e una multa salata. La donna sorpresa a violare il segreto dell’urna è stata denunciata, per casi del genere la legge prevede l’arresto da 3 a 6 mesi e l’ammenda da 300 a 1.000 euro.
La pratica viene considerata reato, e numerosi sono gli avvisi all’ingresso e all’interno dei locali in cui si vota, perché riconducibile all’accusa di “voto di scambio”. Sistema attraverso il quale un candidato (o qualcuno dei sostenitori) paga l’elettore o promette favori in cambio del voto.
Luca Battaglia