Monitoraggio del Lupo: conclusa la fase di raccolta dati e reperti, ora le analisi genetiche e statistiche

28/04/2021 - 12:11

Circa 1000 operatori che hanno percorso circa 1250 transetti, ripetendoli periodicamente da ottobre a marzo fino a coprire una distanza di oltre 8000 chilometri. Questi i principali numeri della "fase uno" del monitoraggio del lupo con la raccolta sistematica sul campo dei segni della presenza del predatore su tutte le regioni alpine, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia e sull'appennino Ligure-Piemontese, coordinata dal progetto Life Wolf Alps EU.

Del network lupo alpino fanno parte Regioni, Parchi nazionali e regionali, carabinieri forestali, tecnici dei comprensori di caccia e quaranta associazioni tra cui Wwf, Cai, Legambiente, Lipu, Aigae. La parte alpina del monitoraggio è inserita poi nel primo monitoraggio nazionale delle specie lanciato nell’autunno 2020 dal Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero per la Transizione Ecologica) e coordinato da ISPRA.

LA FASE DUE

Con il passaggio alla “fase due” i campioni biologici vengono inviati ai laboratori per le analisi genetiche da cui ricavare la “carta di identità” genetica dei componenti di ciascun branco e dei giovani in dispersione. Da integrare poi con le informazioni ricavate da video e fototrappolaggi, osservazioni dirette verificate, piste di impronte e wolf-howling (ululati indotti per documentare la presenza di cucciolate).

«La fase finale vedrà l’elaborazione dei dati raccolti, con l’applicazione di modelli statistici e grazie al supporto di un gruppo di ricercatori per ottenere la stima di distribuzione e abbondanza della popolazione del lupo in Italia» spiega l'Ente parco Alpi Cozie, inserito nel progetto.

LA GESTIONE DEL LUPO

A fine 2021 ci sarà quindi la prima stima a livello nazionale su base scientifica dello status della popolazione di lupo: il punto di partenza per poter formulare qualsiasi ipotesi per la gestione della specie lupo.

In una intervista all'Eco del Chisone il vice presidente della Regione Piemonte Carosso ha già spiegato perché ha promosso un tavolo interregionale per condividere una proposta. Secondo Carosso: «Lo status di specie protetta del lupo va cambiato e bisogna arrivare a un contenimento della specie».

IL MONITORAGGIO NEL PARCO ALPI COZIE

Per quanto riguarda la parte di lavoro organizzata e coordinata dall’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, sono stati coperti 32 transetti – anche esterni al territorio dei parchi – da 19 guardiaparco e 2 tecnici in 8 settori territoriali differenti. Il personale dei Parchi delle Alpi Cozie, coadiuvato da 2 tesisti dell’Università di Torino e da 11 volontari esterni (per lo più Guide Escursionistiche Ambientali che hanno partecipato alle attività solo nel mese di ottobre a causa degli impedimenti di mobilità dovuti alle restrizioni legate alla pandemia da Covid-19) ha preso in carico un terzo dei transetti individuati sul territorio delle Valli Pellice, Germanasca, Chisone, Sangone, e Susa, coordinando il lavoro con la Città Metropolitana di Torino, i Carabinieri Forestali, i comprensori alpini CATO1, CATO2 e CATO3, l’Azienda Faunistico Venatoria Albergian e i volontari del Club Alpino Italiano.

Transetti fino a 10 km, tracce Gp, fototrappole sono i principali metodi applicati per rilevare con maggiore precisione la presenza di una specie estremamente mobile come il lupo. Circa 200 reperti sono stati raccolti sul terreno, prevalentemente fatte di lupo.