"I difensori sosterranno il difetto di prova" aveva anticipato il pm Giuseppe Riccaboni nella sua requisitoria del 27 ottobre. E così hanno fatto oggi in Tribunale i legali dei cinque imputati chiamati a rispondere di autoriciclaggio aggravato dalla transnazionalità. Detto semplicemente, anche se la ricostruzione degli inquirenti (su tutti il maresciallo capo Fabio Varchetta della Finanza, considerato il teste chiave e anche oggi più volte citato dagli avvocati difensori) è tutt'altro che semplice, Elmo Bianciotto, col fratello Diego e la moglie Roberta Camusso, avrebbero reinvestito i proventi accantonati frodando il fisco e attraverso bancarotte fraudolente riferite a alle società (la It.El 2000 sas e la Fratelli Bianciotto Snc): una somma sui 4,4 milioni di euro (al netto delle confische già operate per circa 3,5 milioni) frutto di condotte illecite che nel maggio del 2017 fa li avevano già portati alla condanna.
Un fiume di denaro che i noti imprenditori pinerolesi, attraverso un complicato sistema di società schermo sparpagliate in mezzo mondo (dalla Romania a Panama, dallo Zambia al Marocco, dall'Ungheria alle Cayman) e con supporto del commercialista milanese Davide Farotti e della sua collaboratrice Fiorenza Coco, avrebbero impiegato per ricomprarsi i beni confiscati (ad esempio la Villa di S. Pietro val Lemina).
Il punto su cui i loro legali si sono concentrati è lo stesso che Riccaboni aveva peraltro anticipato: la Procura non ha dimostrato che quel denaro arrivasse dalle bancarotte di Itel e della snc, come invece contestato. «Nel corso del processo il pm ha fatto invece emergere l'ipotesi di reati tributari (riferiti ai più recenti fallimenti della Bianciotto srl e della Pld, ndr) che però non sono contenuti nel capo di imputazione», ha incalzato l'avv. Marcello Bertucci che, col collega Gaetano Piermatteo, assiste i Bianciotto. E allora, ribadiscono in sintesi i legali (oltre a Bertucci oggi hanno discusso l'avv. Antonio Buondonno per Coco e l'avv. Rosario Pagliuca per Farotti) le strade sono solo due: assoluzione per tutti o riformulazione del capo di imputazione. Che significa, gli atti devono tornare al pm e a quel punto la competenza territoriale passerebbe a Milano.
Martedì 10 è attesa l'arringa dell'avv. Piermatteo, poi la la Prima sezione penale (presidente Silvia Bersano Begey, a latere i giudici Rosanna La Rosa e Cristiano Trevisan) dovrà fissare una nuova udienza per pronunciare la sentenza. Vedremo come la Corte valuterà le richieste di condanna di Riccaboni: 6 anni e sei mesi per Elmo, 5 anni e 9 mesi per Diego, 4 anni e mezzo per Camusso, Coco e Farotti.
In foto, l'aula del Tribunale.