Saranno riascoltate domani mattina dal pm Ciro Santoriello, due giovani educatrici che l'anno scorso avevano svolto un periodo di tirocinio di alcuni mesi al nido "Nel paese delle meraviglie".
L'asilo privato di Via Alliaudi a Pinerolo, sequestrato l'11 novembre, è stato affidato dal gip Alberto Giannone al sindaco Paolo Covato che, in qualità di custode giudiziario, ieri mattina lo ha riaperto appoggiandosi alla coop. L'Aquilone.
Le due tirocinanti (26 e 23 anni) sono già state interrogate ieri pomeriggio dagli inquirenti (Santoriello, il cap. Iacopini e il luogotenente Primerano) e hanno confermato che in quel nido volavano insulti e parolacce anche molto pesanti. In sostanza, due nuove testi d'accusa che vanno ad corroborare le dichiarazioni rese da Alice Contini (che in quel nido ha lavorato oltre tre anni, fino all'agosto scorso), Margherita e Francesca Monelli (addette alla mensa ed educatrici di supporto).
Ieri pomeriggio in procura, le tre donne non solo hanno confermato quanto dichiarato in precedenza ai carabinieri (riferendo di percosse, frasi ingiuriose, atteggiamenti assai punitivi nei confronti dei bimbi), ma pure rincarato la dose, tirando fuori un nuovo video e un'inedita registrazione audio (assente nell'ordinanza di sequestro perchè giunta agli inquirenti dopo la richiesta al gip). Qui si sentirebbe la voce di Francesca Pamfili (denunciata per maltrattamenti con le colleghe Elisa Griotti e Stefania Di Maria) far riferimento ad un bimbo da lei messo «sotto il lavandino».
Insomma, pare che la posizione delle tre indagate si stia aggravando. Domani pomeriggio saranno interrogate e vedremo come risponderanno alle accuse (da loro sempre nettamente respinte). A sostenere la difesa, un pool di legali: il prof. Mauro Ronco, e gli avv. Mirella Bertolino, Cristina Botto e Davide Richetta.
Sempre questa mattina, è stato sentito Ezio Cerutti, il consulente del lavoro tirato in ballo da Pamfili & C. Lui avrebbe consigliato le tre titolari del nido di non firmare le dimissioni presentate dalle sorelle Monelli perchè nella loro lettera facevano riferimento (pur velato) ai maltrattamenti oggi contestati. Il professionista avrebbe invece suggerito di ulilizzare come motivazione "la giusta causa": una formula senz'altro più generica. Da indiscrezioni pare che gli inquirenti abbiano considerato significative le sue dichiarazioni, che potrebbero aggiungere un nuovo tassello al quadro accusatorio.