Quasi 11 chili di marijuana nascosta in cantina nei sacchi della spazzatura. I Carabineri di Pinerolo li hanno trovati ieri pomeriggio a S. Germano Chisone nella casa dove abitava Eduart Mullaj, albanese di 55 anni, arrestato con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di marijuana, in concorso con altre persone in via di identificazione. L'operazione è scattata dalla segnalazione di un gruppo di cittadini che aveva notato un via vai sospetto dall'abitazione.
Nella macchina dell’uomo, i militari hanno trovato un borsone con un forte odore di cannabis, utilizzato per le consegne di droga. I carabinieri stanno verificando se esista un collegamento con il sequestro di due ville, a Cantalupa e Torino, eseguiti a luglio e a all’inizio di dicembre di quest'anno, dove venivano coltivate quantità industriali di marijuana. Gli edifici erano stati affittati con soldi in arrivo da Hong Kong. L’albanese, secondo l'ipotesi investigativa, potrebbe aver preso la droga da una delle due fabbriche di cannabis.
Le "fabbriche di cannabis"
Entrambe le grandi ville di Cantalupa e Torino si trovavano in luoghi piuttosto isolati e venivano usate da cittadini cinesi come laboratori per coltivare la cannabis. Gli affitti venivano pagati con soldi in arrivo da conti di Hong Kong. Nella seconda "fortezza della droga", come la definiscono gli stessi Carabinieri, i militari di Pinerolo hanno scoperto sulla collina del capoluogo piemontese 2400 piantine di marijuana, alcune alte fino ad un metro e mezzo.
L'indagine era partita con il sequestro a luglio della villa di Cantalupa, e l'arresto di Wen Wu Shuang, un cinese di 23 anni, con l'accusa di coltivazione e detenzione di marijuana. Anche in quel caso l'operazione era scattata dalla segnalazione di un gruppo di cittadini che aveva notato un via vai sospetto dalla casa. Durante la perquisizione erano state sequestrate 831 piante di cannabis.
Nel corso delle indagini è stata individuata una giovane interprete cinese che faceva da intermediario tra persone che vivono in Cona e i proprietari delle ville. L'incontro era realizzato tramite un sito internet cinese che mette in contatto coloro che cercano e offrono lavoro: la ragazza ha assicurato di non essere a conoscenza di quanto veniva fatto nelle case e ha dichiarato di essere in contatto con i locatori delle ville (presentati forse con nomi fittizi) che gli avevano riferito di volerle usare come basi per attività artigianali (il confezionamento di vestiti), senza però volersi registrare come partita Iva e senza dover pagare le tasse.
I pagamenti erano accreditati da banche di Hong-Kong sui due conti correnti della ragazza cinese. Gli investigatori stanno cercando di rintracciare gli affittuari e di salire ai titolari dell'impresa criminale, ricostruendo anche i canali di distribuzione e soprattutto se vi siano rapporti coi proprietari delle ville. L’organizzazione potrebbe essere presente su tutto il territorio nazionale ed europeo. I militari, che stanno indagano sul flusso di denaro dalla Cina verso l’Italia, sospettano che esistano altri laboratori simili sia a Torino che in Lombardia e Veneto