Simone Periale, volontario del Soccorso alpino Valsangone, entra nel dibattito suscitato dalle affermazioni di Massimo Gramellini alla trasmissione "Che tempo che fa" - e prima ancora da un articolo de "La Stampa" del 4 gennaio - sull'assenteismo dal lavoro e sui metodi per praticarlo impunemente.
La sua risposta, spiega lo stesso volontario giavenese, è stata scritta ancor prima di leggere l'intervento del presidente del Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico Piergiorgio Baldracco. La ospitiamo qui di seguito.
Gentile Signor Gramellini,
sono un volontario del S.A.S.P. (Soccorso alpino e speleologico piemontese) da vent'anni e sono donatore di sangue.
Le scrivo per esprimerle il dispiacere provato nell'ascoltare le sue parole, che toccano in modo particolare le due categorie a cui appartengo, rivolte agli assenteisti dal lavoro, durante la trasmissione "Che tempo che fa".
Leggo spesso il suo Buongiorno e la reputo una persona intelligente, sensibile e profonda: non capisco perchè in questa occasione sì è lasciato travolgere dal qualunquismo.
Proprio oggi, mentre stavo per sedermi a pranzo con la mia famiglia, ho ricevuto una chiamata dal 118 per recuperare un'escursionista con una frattura alla caviglia. Sono partito con altri volontari. Nessuno ci rimborserà nulla, io e Luca siamo lavoratori autonomi, Mario pensionato mentre i lavoratori dipendenti non avranno un euro perchè oggi è domenica.
Il risultato positivo dei nostri interventi è il frutto di una preparazione che richiede esercitazioni e allenamento, svolti quasi esclusivamente di sabato o domenica proprio per non pesare sulle spalle dei datori di lavoro.
Dei tanti interventi per mancato rientro da parte di escursionisti o fungaioli, buona parte sono svolti in tarda serata e si protraggono fino oltre la mezzanotte; in questo caso i dipendenti avrebbero il diritto di assentarsi dal lavoro la giornata successiva: nessuno lo fa.
Non siamo angeli, in Valsangone, abbiamo anche noi i nostri bei difetti. Le chiedo solo, per cortesia, di non fare di ogni erba un fascio.
Spero che questa mia riflessione possa raggiungerla, per darle conferma che in Italia non siamo tutti uguali.
Simone Periale da Giaveno (TO)