Sono la notizia Natalina e ora vi racconterò la mia storia.
Era appena nata quando… un certo tipo chiamato corrispondente mi si avvicinò, mi osservò ed estrasse dal taschino destro del cappotto beige un grosso cellulare, digitò un numero e chiamò qualcuno. Dopo un paio di minuti arrivò una macchina con sopra scritto in bella vista “L'Eco del Chisone”, parcheggiò e scese subito un tipo con una cosa grossa e nera con scritto “Nikon”, me la puntò immediatamente contro e io pensai: «Oh, povera me, questo mi ammazza con quel cannone».
Ma per fortuna uscì solo una luce abbagliante.
Dopo un po’ i due si misero a chiacchierare dicendo che mi avrebbero spedita con una e-mail.
Subito entrai in un vortice, avevo paura ma in fondo non era così male: potevo fare le capriole, fingere di nuotare ma soprattutto chiacchierare con le altre notizie, ma loro mi dicevano che ero poco interessante e se ne andavano e io mi sentivo sola.
Alla fine del tunnel mi ritrovai nella redazione dove un tizio mi osservò e mi progettò su un foglio chiamato menabò pieno di moduli, poi mi misero su un computer dove mi schiacciavano e tagliarono. Alla fine mi corressero e mi spedirono di nuovo via e-mail in una tipografia. Da lì mi mandarono a Brescia in un edificio chiamato "Centro stampa quotidiani" dove mi stamparono sopra lastre di alluminio che misero sopra la rotativa. La rotativa girava e mi clonava. Quando uscii, anche se mi girava la testa, venni inscatolata e caricata su grossi camion. Io pensavo che non ero più sola!
Presto mi spedirono in varie edicole e Uffici postali.
Francesco Pietro Pinna
4ª primaria Prarostino
09/01/2015 - 12:39