La ministra Cécile Kyenge è stata chiamata questa mattina a rispondere ad un’interpellanza urgente presentata da 46 onorevoli della Camera (di maggioranza ed opposizione) a riguardo delle “famiglie adottive attualmente trattenute nella Repubblica democratica del Congo”. Fra queste una famiglia di pinerolesi, Paola e Corrado Nota, di Airasca. A Kinshasa dal 18 novembre con il loro primogenito hanno incontrato il loro figlio adottivo, Julien. Ma l’autorità competente non rilascia ai piccoli adottati il visto per fare rientro in Italia.
La Kyenge, dopo aver illustrato la complessa vicenda ed elencato i suo interventi diretti in merito, ha affermato come “alcune famiglie italiane si sono recate nella Repubblica Democratica del Congo, indipendentemente dall'indicazione dell'Ambasciata italiana". In altre parole, "ciò è avvenuto in assenza della consegna, da parte dell'Autorità congolese al nostro organo diplomatico, dell'elenco delle famiglie adottive i cui bambini sono stati autorizzati all'espatrio”.
Secca la replica dell’on. Lia Quartapelle Procopio: “Non si può dire che sia colpa delle famiglie che sono partite senza le autorizzazioni necessarie; la procedura di adozione internazionale coinvolge la Commissione Adozioni Internazionali e il Ministero e richiede tutta una serie di autorizzazioni ministeriali, quindi non si può dire che siano le famiglie che siano partite di loro spontanea volontà, perché non è così. C’è stata una serie di accordi verbali tra le autorità italiane e le autorità congolesi che hanno dato spazio alle famiglie per credere che si potesse partire, e le famiglie sono partite sulla base di una serie di rassicurazioni che sono state date sia a livello governativo sia a livello delle associazioni coinvolte. Non si può pensare che il Governo italiano, a fronte di ventisei famiglie che vogliono adottare dei bambini congolesi – tutti i documenti italiani sono pronti dal nostro versante – possa dire che la colpa è delle famiglie, perché non è accettabile”. Intervento, quelle della Kyenge, che lascia allibite le famiglie italiane attualmente bloccate in Congo. Anche perché quanto affermato oggi stride con le dichiarazioni rilasciate dallo stesso ministro, il 6 novembre, al ritorno dalla visita ufficiale in Congo (vedi www.integrazione.gov.it). Qui parlava di «ottimo risultato». Questo “ottimo risultato”, autocelebrato dal ministro, ora viene addirittura disconosciuto?