«Coi forconi non c'entriamo niente. Siamo artigiani, commercianti, imprenditori. Non sequestriamo nessuno, lasciamo passare le ambulanze o chi ha davvero bisogno. Alle macchine che si fermano chiediamo di parlare due minuti con noi». I dimostranti del presidio del "Movimento 9 dicembre" della Val Chisone spiegano le loro ragioni e assicurano: «Abbiamo già allontanato un casinista venuto da Pinerolo - assicura il dice Italo Bianciotto, tra i principali organizzatori del presidio di Villar Perosa, da stamattina spostato a Malanaggio - qui non è una festa. Le steste calde le mandiamo via e non ci sono tafferugli da noi. La protesta si fa pacificamente».
Il dimostrante villarese spiega così il trasloco del predisio: «Ci siamo resi conto che qualcuno poteva rimanere incolonnato in galleria e da qui possiamo controllare ed evitarlo». Alle 17,30 il presidio di Malanaggio e quello di Perosa Argentina sono stati sospesi. Erano attivi da lunedì 9. Gli obiettivi della protesta? «Tagliare i costi che costringono tanti negozi a chiudere, un po' per la crisi un po' strozzati dai debiti per pagare le tasse». Tra i principali motivi di difficoltà per le attività, il meccanismo dell'anticipo dell'Iva.
«Ci aspettavamo più partecipazione - ammette - ma sono passati comunque tanti artigiani e commercianti in questi giorni».
A Perosa Argentina, alla rotatoria Coop, una commerciante sottolineava la solidarietà verso la protesta: «Nel pomeriggio i negozi della piazza hanno chiuso le serrande». Le loro motivazioni: «La pressione fiscale è altissima - spiega l'imprenditore Massimo Coutandin - spieriamo che qualcosa migliori. Capiamo il nervosismo e speriamo che questo sia il modo giusto». Prosegue un altro manifestante: «Ci accusano di essere degli evasori, noi che non arriviamo a fine mese, ma l'elusione fiscale di aziende ed enti parastatali come Telecom?».