Incontri e aperitivi, ma il candidato corre solo
Il sasso dentro lo stagno lo ha buttato, con una lettera recapitata via Internet ai simpatizzanti di area Pd, Alberto Barbero, esponente di rilievo del partito ma fuori dalla mischia elettorale. In alcune riflessioni sulla campagna portata avanti dalla coalizione che sostiene Mercedes Bresso, afferma tra le altre cose: «Più che una campagna di partiti sembra una campagna di candidati sotto un simbolo: ognuno per se stesso, con impegno di risorse garantite non da sottoscrizioni nell'ambito del partito, ma da ricerche personali o da donazioni. La possibilità di creare autentiche lobby mi pare evidente. Protagonismo, personalità, ambizioni, competitività, competenze: sono tutti elementi necessari, ma nella voluta debolezza dei partiti il rafforzamento individuale dei singoli non è detto che porti ad un rafforzamento della politica».
Fa il paio con quello che un esponente autorevole del Pdl ci disse a margine di un incontro elettorale: «Se si mettessero tutti i candidati del centrodestra in una gabbia, si sbranerebbero». L'ormai famoso ritardo nella presentazione delle liste del Pdl a Roma, dovuto ai disaccordi interni, non è che la cartina di tornasole di una situazione evidente anche nel Pinerolese: An e Forza Italia non riuscivano a darsi un'organizzazione di partito quando erano singole entità, tanto meno ci riescono oggi che dovrebbero essere una sola cosa. La Lega guarda sorniona e spera di approfittarne, ma poi anche i suoi candidati del medesimo territorio finiscono per "sbranarsi" (leggi Paglia-Angeleri).
L'individualismo è l'ultimo effetto del processo di decomposizione della politica italiana. I candidati corrono soli, il partito è ridotto alla stregua di un vestito. Con questi presupposti prevedere una forte astensione è un esercizio persino troppo semplice.
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Paola Molino