Dopo le affermazioni del capo del personale Tekfor apparse su questo sito (leggi l'articolo) e sull'Eco del chisone del 12 giugno, Franco Breuza, coordinatore dei meccanici dell'Alp-Cub, risponde al dirigente con una lettera aperta. La riportiamo qui di seguito.
Egregio Dott. Zanobini
Scopro dall'Eco del Chisone che lei ritiene incomprensibile il "voltafaccia" dell'ALP, colpevole a suo dire di non sottoscrivere l'accordo che impone ai lavoratori delle Fucine, di lavorare 20 turni alla settimana compresa la domenica pomeriggio, con bonus eventuale per i volontari. La posizione dell'ALP è stata al riguardo molto chiara:
1)No all'accordo salvo volontariato incentivato visto che da Skf-Omvp l'attuale proprietà (Tekfor-Amtek) ha ereditato accordistiche che vanno dai 18 ai 20 turni settimanali, più accordi per il part-time verticale, cioè Sabato, Domenica e un giorno infrasettimanale.
2)Se l'accordo che finalmente cominciava a recepire le richieste dei lavoratori (badi bene dei lavoratori) non di ALP e che parlave di volontariato e incentivi fosse stato accettato dagli addetti interessati, ALP non avrebbe avuto problemi a firmare un accordo contrattato dal sindacato confederale (troppo precipitoso a firmare l'accordo in sede AMMA a 2 condizioni:
a)Il coordinatore dei meccanici dell'ALP non può essere trattato come un cane dal consesso civile, senza lasciarlo partecipare alle riunioni e a cui si chiede di apporre la propria firma a cose fatte e decise da altri.
b)È possibile che ancora una volta i lavoratori che hanno bocciato all' 85% l'accordo che li mortifica non abbiano capito le varie clausole? Possibile che i lavoratori siano i soliti somari che non capiscono le profonde esigenze padronali?
Quindi dato che i lavoratori (che a noi non paiono stupidi) hanno bocciato l'accordo va da sé che l'ALP (sindacato di base) non ha firmato contro il parere e l'interesse dei lavoratori delle Fucine.
Grato per aver potuto rispondere dalle colonne de “l'Eco del Chisone” spero che la posizione dell'ALP e la volontà dei lavoratori siano chiare per tutti, anche per qualche dirigente obnubilato dalla rabbia. Colgo l'occasione per porgere distinti saluti e ricordare che anche nel clima infuocato degli anni 70 gli incontri sindacali finivano con una stretta di mano, segno di rispetto e comprensione delle ragioni altrui anche se opposte alle proprie. E comunque erano (il saluto e la stretta di mano) simbolo di intelligenza e civiltà!
Il coordinatore dei meccanici dell'Alp/Cub - Franco Breuza
P.S. E se fosse ascoltata un poco di più la voce dei lavoratori che chiedono solo un maggiore rispetto umano e la sicurezza fisica necessaria a tornare a casa la sera, possibilmente interi e integri? Non si pensa che una maggiore sensibilità aiuterebbe a stipulare ottimi accordi firmati da tutti i lavoratori col loro consenso che vale più di mille firme sindacali?