Pino Capozzi ha abbandonato il suo sogno di puntare al Parlamento. Pochi minuti fa ha diffuso una nota in cui ha spiegato le ragioni per cui «rimette la sua candidatura al partito». Sosterrà il deputato uscente Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo della notte tra il 5 e 6 dicembre 2007 all'acciaieria torinese ThyssenKrupp.Nella sua città, Nichelino, Capozzi è stato praticamente emarginato.
Il partito locale ha fatto cartello per raccogliere le firme a sostegno della candidatura del sindaco Giuseppe Catizone e ha vietato di firmare per lui: «Ieri un iscritto al partito, mentre firma per me, viene chiamato in disparte per dirgli che “a Nichelino la raccolta firme si fa per il sindaco e non si deve firmare per altri”». A nulla sono valse le sue denunce alla comissione dei garanti e alla Direzione nazionale del Pd di un comportamento «increscioso». Perciò il 38enne impiegato, licenziato dalla Fiat per volantinaggio elettronico nel luglio 2010, ha deciso di farsi da parte. La sua candidatura alle primarie per il Parlamento era sostenuta dalla segretaria provinciale Paola Bragantini, da Stefano Fassina (responsabile nazionale Pd del Lavoro) e vista di buon occhio dalla Fiom. «Credo, mi sia stata proposta per rappresentare il mondo del lavoro dipendente, una candidatura “simbolica” e non certo “politica” ma che doveva servire a raccogliere in qualche modo le istanze di chi davvero fa fatica a raggiungere indenne il fine mese, a far avvicinare “il mondo operaio” al Pd; il partito che sostiene di aver messo il lavoro al centro della sua agenda – si rammarica Capozzi –. Peccato che in realtà sia stato messo al centro solo a parole e non nei fatti, vista la scarsa tutela a candidature come la mia e quella di Boccuzzi».