Il riordino della scuola: processo dall'esito incerto
«Per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti […] compreso il trattamento accessorio […] non può superare, in ogni caso, il trattamento in godimento nell’anno 2010». Così dispone il Decreto legge n. 78 del 31 maggio riguardo il contenimento delle spese in materia di impiego pubblico e così si conclude l’anno scolastico per il personale della scuola col blocco degli aumenti per anzianità e, di fatto, anche il congelamento del rinnovo del contratto. Senza dimenticare che la retribuzione contribuisce a costruire il circolo virtuoso, o vizioso, della motivazione-prestazione-retribuzione ben presente alle famiglie i cui figli nella scuola dell’obbligo nelle scorse settimane hanno anche dovuto sostenere le prove valutative nazionali Invalsi. Paiono però ancora lontani i punti d’eccellenza che hanno permesso alla Finlandia di primeggiare nei test internazionali Ocse-Pisa: buoni insegnanti vincitori di concorsi selettivi e preparati con master triennali; alto stipendio e considerazione sociale dei docenti; autonomia e rendicontazione nella decisione dei programmi; mentalità disponibile al cambiamento; gestione del personale scolastico non allo Stato ma ai Comuni; utilizzo delle tecnologie per riorganizzare l’intero ambiente scuola; unico istituto dai 7 ai 16 anni per sviluppare l’autonomia oltre che le conoscenze, le competenze e le capacità; istruzione gratuita fino all’Università.
Nel frattempo, da noi, continueranno ancora le riduzioni di risorse finanziarie e di personale assegnato alle scuole, molte costrette a non poter garantire tutti i tempi-scuola, mense comprese, e relative offerte formative richieste dalle famiglie. E a settembre, con l'avvio del riordino dei licei e dei nuovi istituti tecnici e professionali, con riduzione di ore nominali, si partirà dalle classi prime con solo sei tipi di licei, 11 istituti tecnici e 6 professionali.
Le famiglie hanno comunque continuato a preferire, nelle iscrizioni, i percorsi liceali (+3,6 per cento, con gradimento delle opzioni senza latino) a scapito dell’istruzione professionale (-2,2) e tecnica (-1,4). Quest’ultima soffre di una crisi antica visto che 15 anni fa gli istituti tecnici erano scelti dal 40 per cento della popolazione scolastica ed ora solo dal 31 per cento. Evidentemente si crede, ancora più di prima, che i licei offrano maggiori opportunità di promozione sociale rispetto al più rapido ingresso nel mondo del lavoro prospettato dall’istruzione tecnica e professionale. Se però il futuro dei giovani dipende più dai "pezzi di carta", dalle raccomandazioni, dal facile subentro nella professione dei genitori, o semplicemente dal vivere di rendita sul patrimonio di famiglia, impegnarsi non giova a nessuno, specie se a ciò si affianca il divario presente, e rilevato dai test, tra aree del Paese.
Per questo, forse, il prossimo impegno annunciato dal ministro sarà sulla premialità, la selezione e la valutazione degli insegnanti e del sistema scolastico ove, ha detto, ha già incontrato le resistenze del sindacato che è «da rispettare, ma non può essere il padrone della scuola» (5/2/2010, Radio24).
Chissà se gli unici titolati padroni della scuola, coloro che l’hanno generata e le permettono di esistere, ovvero tutte le famiglie, prenderanno piena consapevolezza del proprio ruolo e lo eserciteranno in modo più attivo ed attento ad effettiva tutela degli interessi educativi ed istruttivi, costituzionalmente garantiti, dei propri figli in collaborazione e, quando purtroppo necessario, anche in opposizione al personale scolastico ed ai suoi rappresentanti. In ogni caso, se il riordino della scuola italiana andrà in porto non sarà l’evento di un 1º settembre ma un lungo processo dall’esito ancora incerto. Il nostro sistema scolastico dovrebbe finalmente far suo il semplice motto del Massachussetts institute of technology, "mens et manus", basando realmente la didattica sul giusto equilibrio tra teoria e prassi, tra sapere, saper fare e saper essere, tra creatività e razionalità visto che, come ci ricorda Shakespeare, «ogni cosa è pronta se anche i nostri cuori lo sono».
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Paola Molino