Gioia di vivere e generosità: chi era il giovane Alberto Tron, morto tragicamente a Salza. I funerali mercoledì a Massello

Gioia di vivere e generosità: chi era il giovane Alberto Tron, morto tragicamente a Salza. I funerali mercoledì a Massello
Sabato 23 Marzo 2024 - 16:16


"Non ho scelto come morire, ma ho scelto come vivere". C'è questo impresso su una lapide in punta alla Testa di Cervetto, nel cuore della Valle Po. «Ecco, lui era così: questa frase lo rispecchia bene». Daniela è la mamma di Alberto Tron. E' morto tragicamente domenica scorsa, a Salza di Pinerolo. Aveva 27 anni, ne avrebbe fatti 28 il 18 agosto.

Seduti intorno ad un grande tavolo in legno, nella loro cucina piena di sole, chiediamo a lei, la mamma, al papà Gino e alla sorella Anna, di raccontarci di lui. Di questo giovane uomo che da anni lavorava nella falegnameria del padre, a Dubbione di Pinasca, con passione e dedizione.

«Tra qualche mese andrò in pensione, dopo 37 anni di attività - dice Gino - della falegnameria di famiglia si sarebbe occupato lui, con la sorella e il cugino Alex». Perfezionista e attento ai clienti, Alberto di quel lavoro era fiero, e video e foto lo raccontano.

Come ci raccontano del suo entusiasmo e della sua gioia di vivere. Un argento vivo, senza tema di smentita.Testa fulva come la mamma e sorriso a illuminargli il viso. Sempre così. «Adorava gli sport: da bambino faceva balli caraibici, poi a sei anni gli abbiamo regalato la prima moto da trial», racconta Gino che tiene stretta negli occhi l'emozione di quel figlio con cui si divertiva come con un fratello.

 

Passioni e adrenalina

Da lì, Alberto non si è più fermato, percorrendo sempre le sue strade, che fossero sterrate come quelle delle sue montagne, nastri d'asfalto o piste ghiacciate: motocross, moto da strada, motoslitta, sci, arrampicata, downhill, bike trial, rafting, canyoning. «Faceva di tutto, e in tutto era bravo. Certo - Daniela lo sa bene - con lui stavi sempre col fiato sospeso». Una vita nel segno dell'adrenalina, che con i banchi di scuola o le playstation aveva poco da spartire. «Aveva frequentato un anno all'Amleto Bertoni di Saluzzo, ma quando hanno tolto parecchie ore di laboratorio, non faceva più per lui e così era passato all'Engim».

«Mi ricordo che i professori gli avevano messo una nota perché in classe usava la magnesite (la polvere utilizzata dagli arrampicatori per migliorare la grip sulle prese, ndr): lui gli aveva risposto che con quella si giravano meglio le pagine»: Anna sorride nel ricordare quel fratello che forse, con tutta quella spericolata vitalità, la faceva pure disperare un po'. «L'abbiamo portato al Pronto soccorso di Pinerolo parecchie volte: non ci chiedevano neppure più i documenti. E pensa che era agofobico: una volta è perfino svenuto dal dentista». Ossa rotta e cicatrici, accettate come si accettano i rischi del "mestiere" di chi vuol vivere la propria vita fino all'ultimo respiro. «Era speciale, divertente, solare e molto generoso - aggiunge la mamma -. Per gli altri era sempre pronto, non si tirava mai indietro. Su di lui potevi sempre contare. Tutti gli amici che sono passati a trovarci in questi giorni ci dicono, "quando c'era Alberto, era tutta un'altra festa"».

 

La fidanzata

Lo sa bene la fidanzata, conosciuta in un'uscita di rafting. «Io sono l'esatto opposto: ci compensavamo, lo frenavo un po'. Aveva anche provato ad insegnarmi a sciare, si era impegnato molto ma non è riuscito. Lui era bravo, non solo nello sport ma umanamente. Sempre sorridente, allegro, premuroso, con buone parole. A me piace molto cucinare e lui mi diceva sempre: "noi non ci lasceremo mai, perché magari l'amore finisce, ma la fame resta!"». Convivevano da un paio d'anni e insieme stavano bene. «Abbiamo fatto bellissimi viaggi e per Pasqua volevamo andare ad Amsterdam, e in estate sulle Dolomiti». Tutto finito, in un attimo.

 

La tragedia

La sera di domenica 17 marzo, alla fine di una giornata di festa (col pranzo dei falegnami organizzato, proprio da lui, a Fontane), Alberto, complice qualche bicchiere di troppo, si sdraia sul tettuccio della Golf di un amico. Un gioco pericoloso: finestrini anteriori abbassati, le mani di "Alby" che tengono ben stretta la capote dell'auto in movimento, un ragazzo a fianco del giovane alla guida. Salgono verso Salza ed è un attimo: Tron perde la presa, e precipita a terra, battendo la testa sull'asfalto. Sarebbero bastati pochi centrimetri perché la caduta finisse sulla neve del ciglio strada. Alberto perde conoscenza. Non ha un graffio, neppure un'escoriazione e forse i due amici non si rendono conto della gravità della situazione. Lo caricano subito sull'auto e si precipitano a Perosa, a casa dei genitori. Ci arrivano poco poco dopo le 21: Alberto è sempre incosciente, mamma e papà raggiungono la Croce verde di Perosa, poi la corsa a Pinerolo e infine al Cto. Per il giovane falegname però non c'è stato più nulla fare: troppo grave il trauma cranico.

Poche ore fa è arrivata l'autorizzazione del magistrato (il pm Gianfranco Colace) e il funerale è stato fissato: sarà mercoledì 27 alle 14,30 a Massello.

«Ora - dice la sorella Anna con voce spezzata - vorremmo solo che la gente rispettasse il nostro dolore e la smettesse di dire e scrivere cattiverie sui social». Le fa eco la mamma: «Alberto ha fatto una stupidata: è stata una bravata finita nel peggiore dei modi. Non è giusto però che si parli di lui come uno senza cervello: uno che voleva fare filmati da mettere su Tik Tok. Alberto non se lo merita: era tutta un'altra persona e ora grazie ai suoi organi, così come lui stesso aveva chiesto, in tanti vivranno». È l'ultimo, più alto, segno di generosità di "Peldi" (come pel di carota): quel giovane dai capelli rossi che regalava sorrisi e allegria.

In foto, Alberto Tron pronto per il matrimonio di un caro amico, anche lui motociclista: il farfallino che indossa l'ha disegnato e realizzato lui, in legno.

 

Il lutto cittadino

Con ordinanza del Sindaco di Massello, Enrico Boetto, in occasione dei funerali di Alberto Tron, è stato proclamato lutto cittadino per tutta la giornata di mercoledì 27 marzo 2024. «Interpretando il comune sentimento della popolazione - dichiara il sindaco presentando l'ordinanza - è stato ritenuto doveroso e opportuno proclamare il lutto cittadino, in segno di profondo rispetto e di sentita partecipazione al dolore dei familiari e dei conoscenti della vittima».

 

Articolo aggiornato il 26 marzo alle ore 12:12 con la notizia del lutto cittadino.

 

 

Lucia Sorbino
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Paola Molino