Sabato 18 Maggio 2024Ultimo aggiornamento 10:59Abbonamenti

Con la Chiesa valdese cammino irrinunciabile

Anche dopo le decisioni del Sinodo

Passo sofferto, il via libera dato dal Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste alla benedizione delle coppie gay. Alla vigilia del voto il pastore Eugenio Bernardini, vice-moderatore uscente della Tavola valdese, pronosticava un rinvio al 2011: «Il Sinodo potrebbe concedersi un anno in più per riflettere». Invece si è deciso di andare avanti, a costo di misurarsi con voti contrari e astensioni: per dare un segno tangibile ai fratelli gay e lesbiche, in un contesto sociale, quello italiano, dove la discriminazione - e perfino la violenza - non sono ancora declinabili al passato.
Qualcuno, di parte valdese, ha bollato la decisione come «una trovata nel tentativo di aumentare il bottino dell’8 per mille». Ma non è la pur significativa opposizione dall’ala conservatrice della Chiesa valdese “storica” a porre gli interrogativi più pressanti. Il tema della benedizione ha evidenziato la diversa sensibilità, su questi temi, dei fratelli africani, accolti in gran numero in Italia: loro sì, in prospettiva, possono mutare gli equilibri della piccola comunità protestante nella Penisola. Eppure non è certo un motivo per limitarne l’accoglienza.
L’accoglienza ha bisogno di concretezza, non solo di enunciazione di principi. Ha bisogno di essere vissuta nel quotidiano. Ha bisogno di rispetto reciproco e confronto, anche quando è scomodo. Questo vale nei confronti dei migranti, affinché non siano solo un colorato fiore all’occhiello delle Chiese. Ma vale altrettanto nei confronti dei fratelli e delle sorelle omosessuali, che - di fatto - vivono già da tempo nella comunità ecclesiale (non solo valdese).
Non ho né il ruolo né la preparazione per disquisire sulle conseguenze teologiche della possibilità di benedire una coppia gay. Non so se Dio ponga sullo stesso piano un progetto di vita “etero” e uno “omo”. Credo però che, per ogni credente, Dio è amore ed è presente nell’amore umano. Riconoscerlo, nei modi e nelle forme maturate in seno alle Chiese di Cristo, è cosa buona.
Il vescovo di Pinerolo, mons. Debernardi, pur dicendosi «addolorato» per le conclusioni del Sinodo valdese-metodista, apre alla speranza. «Il cammino ecumenico è irrinunciabile - scrive -. Questi fatti non ci scoraggiano, ma anzi ci spingono ad intensificare la preghiera e l’impegno per l’unità dei cristiani». L’amore è sempre un buon punto di partenza.

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Paola Molino

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